| ARISTOTELE
Aristotele ritiene che prima di filosofare bisogna apprendere le regole per ragionare in modo corretto, la logica, chiamata da lui “organo della filosofia”. Tuttavia, per conoscere la realtà, bisogna studiare le scienze teoretiche che sono tre: metafisica, fisica e matematica.
LA LOGICA Questa viene elaborata in tre scritti: “le categorie”, gli “analitici primi” e gli “analitici secondi”. Nel primo scritto Aristotele spiega la grammatica e, dunque, gli elementi fondamentali di essa: il soggetto, il predicato, i tempi, ecc. Dopo di ciò, negli analitici primi descrive la logica delle preposizioni, ed osserva che ci sono quattro tipi di preposizioni: l’universale affermativa, la particolare affermativa, l’universale negativa e la particolare negativa.
IL SILLOGISMO Il sillogismo è un ragionamento dove, posta una certa premessa, ne consegue necessariamente una determinata conclusione. Il sillogismo è un ragionamento nel quale si danno due premesse che presentano i seguenti termini: il termine medio, il termine maggiore e il termine minore. Il termine medio è quello più importante, che permette la deduzione di una conclusione necessaria. Esempio: tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, Socrate è mortale. Esistono quattro figure di sillogismo. Il sillogismo scientifico è quello in cui le premesse sono vere, e pertanto, le conclusioni sono vere. Le premesse vere si ricavano con l’esperienza, attraverso il metodo induttivo (dal particolare all’universale).
FILOSOFIA PRIMA (Metafisica) Il termine metafisica è oggi sinonimo di filosofia prima. Questa è la scienza che studia l’essenza della realtà in un modo più completo della fisica, è la scienza che studia l’essere in quanto tale. La filosofia prima coincide, dunque, con l’ontologia ed è anche definita la scienza di dio, in quanto principio razionale del tutto. Aristotele critica tutti i filosofi che lo hanno preceduto, poiché ritiene che non esiste un solo principio. Gli ilozoisti s’ingannavano da soli poiché presupponevano, senza rendersene conto, un altro principio (il movimento) pertanto, un solo principio non può esistere. Aristotele, dunque, non conosce il numero di principi che esistono, ma, secondo lui, ogni oggetto per esistere ha bisogno di quattro cause: la causa formale, la causa materiale, la causa finale, e la causa efficiente. Oltre alla critica agli ilozoisti, critica Platone, il quale sostiene che questo abbia fatto un grave errore nel separare le idee dalla realtà, poiché separandole dalla realtà non riesce a dimostrare in che modo esse partecipano, appunto, alla realtà. Aristotele, allora, sostiene che l’essere si può dire in molteplice modi. Queste sono le categorie dell’essere e sono: atto, potenza, sostanza, luogo, tempo, azione, quantità, qualità e relazione. Tra tutte, la più importante è la sostanza perché tutte le altre categorie non sono altro che una determinazione della sostanza. Esistono due tipi di sostanza, la sostanza prima che è l’ente unico, e la sostanza seconda che è la specie.
ATTO E POTENZA Se un oggetto è in potenza a qualcosa, il passaggio dalla potenza all’atto avviene solo se c’è un altro ente che fa passare l’oggetto dalla potenza all’atto. Tutto ciò che è in potenza per essere ha bisogno di un atto. Siccome nella catena non si può andare all’infinito, si suppone un atto 1° che non abbia in se alcuna potenza. L’atto 1° è Dio, definito motore immobile. Egli è atto puro, ed è anche fine, perciò Dio è ciò verso cui tende ogni cosa. A differenza del Dio cristiano, egli è soltanto un ente razionale che non può provare sentimenti, poiché sono legati alla sfera corporea. Inoltre, egli non crea il mondo dal nulla, poiché dal nulla non può nascere niente. Possiamo affermare che il fine è sinonimo di atto poiché ogni cosa della natura ha un fine che è quello di realizzare la propria essenza, dunque, di passare dalla potenza all’atto. Poiché l’essenza di un ente è anche la sua forma, possiamo dichiarare che fine = atto = forma.
L’UNIVERSO ARISTOTELICO La terra sta al centro dell’universo perché è l’oggetto più pesante. Dio sta al limite esterno della sfera e permette movimento di tutti gli altri cieli nell’universo. Le stelle fisse coincidono con Dio. Tutti gli astri che girano più lontani dalla terra, e dunque, sono più vicini a Dio, sono più perfetti.
LA TEORIA DELLA CONOSCENZA Aristotele si fa un problema gnoseologico. Dobbiamo definire che cos’è l’anima: L’anima può essere la forma di un corpo, l’atto di un corpo, e dunque il fine di un corpo. Un corpo organico in potenza è un animale, dunque ci deve essere un’anima che riesca a far passare dalla potenza all’atto il corpo e le sue capacità. Tutti hanno un’anima e si divide in anima vegetativa, che ha la funzione riproduttiva e nutritiva, poi l’anima sensitiva, che ha la funzione locomotoria e sensibile, e infine, l’anima razionale, che comprende l’essenza della realtà. L’uomo è l’unico che ha tutte e tre le anime. Nel libro “De Anima” esamina diversi gradi della conoscenza. Ne individua tre: la sensazione, l’immaginazione e l’intelletto. Quest’ultima appartiene solo all’uomo e ci permette di conoscere l’essenza delle cose. L’essenza, dunque, è intelligibile. Il nostro intelletto non potrà mai passare da solo dalla potenza all’atto, perciò esistono intelletti attivi e passivi. Nel passivo, gli intelligibili sono in potenza, e l’intelletto attivo fa passare gli intelligibili dalla potenza all’atto. Tuttavia, ci sono dei limiti. Il primo limite è l’ambiguità dell’intelletto attivo poiché non capiamo se si tratta veramente di Dio; poi a differenza di Platone, per Aristotele conoscere non è ricordare; infine, l’intelletto passivo è mortale, mentre per Platone è immortale.
LA FISICA DI ARISTOTELE Aristotele osserva che una delle categorie più importanti è quella del luogo (che noi chiamiamo spazio). Per lui il vuoto non esiste e, pertanto, lo spazio come lo intendiamo non esiste, e il luogo è il contorno di un corpo, ovvero il suo limite, Lo spazio è come se fosse il contenitore delle cose. Ora bisogno analizzare il tempo che è “la misura del movimento secondo il prima e il dopo”. Noi non possiamo percepire il tempo se non c’è movimento. Esistono vari tipi di movimento (traslazioni, crescita, ecc.). Il tempo esiste perché ci siamo noi, senza l’uomo non esisterebbe perché nessuno è in grado di misurarlo.
L’ETICA ARISTOTELICA L’etica si occupa della condotto dell’uomo e di individuare quale sia la condotta buona per poter raggiungere la felicità. Anche Aristotele si chiede cosa sia la felicità. Conoscere l’essenza della realtà è sempre accompagnata dal piacere, pertanto, significa attuare il nostro bene e la nostra felicità. Dobbiamo raggiungere un equilibrio pratico nelle nostre condotte, in modo di evitare gli eccessi. Le regole che stabiliscono l’equilibrio sono chiamate virtù. Le virtù che ci danno l’equilibrio nella condotta sono quelle etiche: il coraggio (il termine medio tra due estremi opposti, la temerarietà e la viltà), la generosità (il giusto mezzo tra avarizia e prodigalità), ed infine, la più importante, la giustizia. Per Aristotele esistono due tipi di giustizia: la giustizia distributiva e la giustizia correttiva. La distributiva da a ciascuno ciò che gli spetta in proporzione ai propri meriti e alla propria condizione sociale. La correttiva interviene a correggere gli squilibri, che possono crearsi nei rapporti tra gli uomini.
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